La colpa del colera non è delle cozze nè della “sporcizia” dei napoletani, come dicono al Nord. La colpa del colera è di una classe dirigente locale o nazionale che ha speculato su tutto: le case, la salute, le scuole, le fabbriche, i lavori pubblici, le fogne. Lo sfasciume dell’area napoletana è il risultato di decenni di politica razziatrice, fascista, monarchica e oggi democristiana. Questo libro mostra come si è potuti giungere al colera, individua le responsabilità vere e profonde, racconta come il proletariato e il cosiddetto “sottoproletariato” hanno reagito e stanno reagendo a quest’ultimo attacco alla loro vita, alle loro possibilità di sopravvivenza, alla loro dignità.
A un “diario” del colera, che giorno per giorno evoca attraverso dati obiettivi cosa è accaduto nei quartieri, nei vicoli, nella periferia, nel porto di Napoli e dei paesi circostanti, seguono le testimonianze di “coloro che pagano”: cozzicari, pescatori, operai, manovali, disoccupati, donne e bambini, che in interviste raccolte al registratore raccontano la loro esperienza diretta: cosa ha significato nelle loro condizioni di vita il colera, e come ne hanno interpretato le ragioni.
Un ampio saggio a carattere storico-economico-sociale illustra la composizione delle classi a Napoli, la formazione del capitalismo e dei ceti dirigenti, le figure rappresentative di boss come Lauro e Gava, la vera faccia dei quartieri del sottoproletariato, o meglio del proletariato emarginato. Seguono due attente descrizioni degli aspetti patogeni e clinici del colera, fuori dalla genericità e dai miti che esso ha suscitato nell’informazione corrente, e dell’ecosistema napoletano, con le sue fogne di un secolo fa e il suo mare inquinato, con quella che gli ecologi chiamano “focalizzazione ambientale”. Conclude il libro una nota politica sugli ultimi avvenimenti, sul fallimento dei tentativi di inserimento fascista nella rabbia popolare e sui rimpasti all’interno della camorra democristiana.
Posizione: SALU ESP 001
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