
Le interviste sono quarantotto e ci parlano di cinquantuno donne. In netta maggioranza sono comuniste o di matrice comunista, alcune sono socialiste, una è anarchica, tre non hanno avuto affiliazioni di partito. Sono tutte di origine proletaria e quasi tutte torinesi. Le interviste cominciano con una compagna di ottantasette anni, la più anziana, e terminano con la più giovane, che ha cinquant’anni. I racconti iniziano con un riferimento alla propria origine sociale e familiare, e ripercorrono l’intero arco della vita. Comune denominatore è la lotta di classe, l’antifascismo vecchio e nuovo. II luogo prevalente dell’azione è Torino, la Torino operaia e popolare di borgo San Paolo, di borgo Vittoria, di barriera Milano, di barriera Casale, di Lingotto, di Pozzo Strada. E al centro di questi borghi » e « barriere», le fabbriche. In questi luoghi le intervistate si sono formate e hanno lottato. L’arco temporale va dai moti contro la guerra del ’14 e del ’17, all’occupazione delle fabbriche del ’20, agli scioperi del marzo 1943, alla Resistenza, agli anni duri della guerra fredda e della repressione, per arrivare in alcuni casi fino alla ripresa operaia del 1968-69. «Queste donne – scrive la Guidetti Serra – sono state “base”. Praticamente tutte, anche coloro che in tempi e condizioni particolari svolsero mansioni o incarichi difficili e di responsabilità. Il significato della loro vita credo sia proprio questo: l’affermazione e la dimostrazione del valore e della portata della partecipazione dal basso, che si caratterizza e si qualifica per la fedeltà al proprio patrimonio ideale e al contempo per l’attenzione ai problemi immediati e concreti, per il rispetto delle grandi ma anche delle piccole cose, per la tenacia di anni di lavoro, di sacrificio spesso solo apparentemente modesto, giorno dopo giorno».
Posizione: FEM SER 002
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